Discopatie nel cane: approccio clinico al paziente

Articolo a cura di: Cristina Alfieri

L’ernia del disco toraco-lombare è una delle patologie spinali, più frequenti nel cane, rara nel gatto. Consiste nella fuoriuscita del disco intervertebrale dalla sua sede fisiologica.
In questo articolo descriviamo come fare la valutazione clinica del paziente durante la visita.

Paratopie discali: eziopatogenesi

L’eziologia dell’ernia discale comprende 2 possibili situazioni classificate in Hansen di tipo I e II.

  • Hansen tipo I – caratterizzate da degenerazione condroide del nucleo polposo, sono tipiche nelle razze condrodistrofiche. Le lesioni di
  • Hansen tipo II – caratterizzate da degenerazione fibroide del nucleo polposo e sono più frequenti in cani non condrodistrofici di qualunque età.
    In questa forma il nucleo polposo degenerato disloca progressivamente in direzione dorsale per rottura parziale dell’anello fibroso del disco.

L’estrusione/protrusione del disco intervertebrale esercita un’azione compressiva sul midollo spinale, alla quale corrisponde un danno midollare dipendente:

  • dal grado di compressione
  • dall’entità della forza di espulsione del materiale discale
  • dalla quantità di materiale discale presente
  • dalla durata della compressione.

La diagnosi viene formulata sulla base dell’esame clinico, della radiografia diretta, della mielografia ma soprattutto con l’ausilio della diagnostica per immagini avanzata (TC e RM).

Sia nei soggetti condrodistrofici che nei non condrodistrofici, l’estrusione discale rappresenta l’evento finale acuto del  danno progressivo a carico dell’anulus.
In concomitanza con un evento traumatico lieve come un salto o un sobbalzo, si verifica l’espulsione del nucleo polposo degenerato che viene proiettato nel canale vertebrale.

La protrusione discale è un danno progressivo, così come è graduale quello a carico dell’anulus e il passaggio di materiale discale nel canale vertebrale.

Sebbene questa distinzione rifletta a grandi linee ciò che si osserva nei sintomi, è bene non associare sempre il concetto di sintomatologia acuta con Hansen tipo I e viceversa.

Numerose sono le variabili che determinano la sindrome:

  • Quantità di materiale discale: è direttamente correlata all’entità della compressione.
    Nei pazienti anziani non condrodistrofici il materiale discale può protrudere in maniera graduale, accumulandosi progressivamente nel canale spinale.
    La gravità dei segni neurologici può aumentare in relazione all’aumento del materiale protruso.
  • Posizione del materiale discale: Il nucleo polposo erniato si dispone nel canale vertebrale in corrispondenza dell’area attraverso cui è stato estruso/protruso.
    Lo spazio libero tra la dura madre e la parete del canale osseo può essere potenzialmente occupato.
    Nella maggioranza dei casi il materiale rimane localizzato in un unico punto.
  • Consistenza del materiale discale: la maggiore o minore compattezza del materiale ectopico influenza l’entità della compressione, ma anche dei processi flogistici secondari che possono comportare la genesi di aderenze durali o di fluidificazione del materiale stesso
  • Tempo di insorgenza dall’origine della compressione: è un parametro che assume particolare importanza quando ad una parziale fuoriuscita di materiale discale, fa seguito un ulteriore passaggio di nucleo polposo che aumenta la compressione e le lesioni midollari secondarie.
  • Velocità di espulsione del materiale discale: l’estrusione discale da Hansen tipo I si associa a compressione acuta midollare e quindi a danni tissutali spesso più gravi rispetto a quanto avviene in presenza di compressione cronica.
  • Sede anatomica: il rapporto tra il diametro del midollo spinale e quello del canale vertebrale è variabile.
    La posizione del materiale discale erniato condiziona la sintomatologia e la severità delle lesioni midollari.

Lesioni midollari associate alle ernie discali

Il midollo spinale subisce delle lesioni di gravità variabile e i danni possono essere potenzialmente irreversibili.

Durata ed entità dell’insulto si traducono in sindromi midollari con meccanismi patogenetici e lesioni istologiche variabili.

Da qui la distinzione tra:

  • trauma acuto del midollo spinale
  • sindrome da compressione midollare – tipica dei soggetti affetti da discopatia di Hansen tipo II dove la compressione cronica determina alterazioni istologiche progressive a lenta o lentissima evoluzione.

Sintomi di ernia discale: cosa osservare durante la visita

primi sintomi possono essere subdoli.

In visita spesso, soprattutto se il cane è molto spaventato, non manifesta chiaramente la sede di dolore, si inarca, contrae l’addome quasi a mimare una colica anche se difficilmente un cane che non ha sintomi addominali (anoressia, vomito, diarrea ecc) può avere una addome così teso.
Altre volte rimangono solo bloccati, rigidi senza assolutamente guaire.

E’ molto importante, soprattutto in un cane di razza condrodistrofica, fare una buona anamnesi, osservarlo come cammina e come si comporta a terra e in ambiente esterno dove è più a suo agio.

Solo in seguito, con molta calma in quanto il dolore può essere molto intenso e il cane poco propenso a farsi toccare, si eseguirà la valutazione neurologica e solo come ultima cosa si cercherà la sede di algia.

In attesa di fare eventuali accertamenti, se la sintomatologia è sospetta come prima cosa obbligarli al RIPOSO ASSOLUTO IN GABBIA e attento monitoraggio. L’evoluzione infatti può essere drammatica anche in poche ore.

L’approccio clinico, con accurata anamnesi e valutazione attenta dell’andatura ed una visita neurologica completa, è il medesimo anche per le paratopie discali, più spesso croniche dei cani adulti/anziani non condrodistrofici.
In questi casi, però i deficit dell’andatura prevalgono sulla componente algica e si associano ipomiotrofia e spesso problemi ortopedici concomitanti.

Classificazione dei pazienti con discopatia in base alla gravità della sintomatologia

Possiamo suddividere i segni clinici in 5 gradi:

Grado 1 – Algia spontanea o evocata senza alterazioni dell’andatura

Alla I classe appartengono i pazienti affetti solo da algia.

Assenza di disturbi motori indice di un coinvolgimento midollare lieve.

Il dolore spinale, escluse altre potenziali cause, deve essere considerato come un segno neurologico.
L’origine del dolore potrebbe essere riferibile ad artropatia intervertebrale senza coinvolgimento secondario sul sistema nervoso.

La presenza di solo dolore non esclude la possibilità che siano presenti elevate quantità di materiale discale.

Grado 2 – atassia (incoordinazione) e/o paresi deambulatoria

I pazienti di classe II evidenziano in maniera più o meno esplicita difficoltà deambulatorie, ma conservano comunque la capacità di sostegno del carico ponderale.

A volte si osserva l’appoggio dell’arto con la superficie dorsale delle dita a contatto con il suolo (knuckling).
Nei casi più lievi l’atassia o la riluttanza al movimento si osservano durante l’esecuzione di esercizi più impegnativi come salire in auto o più semplicemente salire le scale.
I deficit propriocettivi derivano dalla compressione diretta del materiale nucleare, o dalle lesioni secondarie del midollo spinale che coinvolgono le fibre ascendenti della sostanza bianca (Sindrome da motoneurone superiore).
I test utili durante l’esame clinico comprendono:

  • la valutazione dei riflessi – normali o aumentati/ridotti
  • prove per la determinazione di deficit propriocettivi – risultano positive

Generalmente non si osservano disturbi della minzione.

Grado 3 – paresi non deambulatoria

Nei pazienti di classe III si osserva paraparesi non deambulatoria (incapacità di deambulazione).
I pazienti appartenenti a questa categoria

  • conservano la capacità di produrre movimenti con gli arti posteriori, ma non sono in grado di sostenere il loro peso.
  • sono in decubito costante che può erroneamente essere interpretato come indice di paraplegia
  • riflesso flessore generalmente conservato
  • potrebbe essere presente il riflesso estensore crociato
  • possono essere presenti deficit della minzione e/o della defecazione.

Grado 4 – plegia con sensibilità profonda conservata

pazienti della IV classe associano ai deficit della minzione, che si osservano costantemente, l’assenza di qualunque movimento volontario.
Questi pazienti conservano però la percezione del dolore profondo che si valuta clampando la cute della parte distale dell’arto posteriore, il cane deve:

guaire, girarsi dal lato stimolato, non solo retrarre l’arto, la retrazione infatti è un riflesso.

Grado 5 – plegia con assenza di sensibilità profonda

Alla V classe si considerano quei pazienti che hanno perso la nocicezione profonda, valutata mediante clampaggio falangeo.

Rappresenta il grado massimo di compromissione midollare, la prognosi è riservata se non si interviene tempestivamente.

Tuttavia, è errato considerare l’assenza di nocicezione profonda come segno di irreversibilità dei danni.

Nei rari casi in cui sono presenti lesioni discali multiple la sintomatologia ed i dati acquisiti all’esame clinico possono differire da quanto si rileva nelle forme classiche.

Solo la diagnostica per immagini permetterà di attribuire l’esatto significato a ciascuna lesione.

Una corretta visita neurologica permette di stabilire la localizzazione della lesione ed emettere un sospetto diagnostico sulla base di tutti i dati (segnalamento, anamnesi, decorso, valutazione clinica, ecc), tuttavia è fondamentale eseguire indagini di diagnostica per immagini avanzate per giungere alla diagnosi definitiva e scegliere l’approccio terapeutico migliore.

Se hai un paziente neurologico, contattaci per avere maggiori informazioni sul nostro servizio dedicato ai medici veterinari PlusVet.

Bibliografia:

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